12 ottobre 2009

L’incantesimo del Gato feat. Il ritorno del Niño

Torneo Estivo - Ottavi di finale:
Rossini vs Diavoli Neri: 6-5
(dopo i calci di rigore; tempi regolamentari terminati sul 2-2 per effetto delle seguenti reti: Rossini: Piccinini; Baldini; Diavoli Neri: Miscèl, Platini)

Arrivano alla spicciolata i nostri eroi con le mogli e i figli a fianco, qualcuno da molto lontano. Non è mai facile un ritorno non è, impresa da niente… Già.

Quando el Niño e signora approdano al parcheggio un grande amico sta scendendo dalla macchina. C’è un tempo per gioire. Un abbraccio con l’amico di sempre, con chi un giorno a cavallo di una motocicletta aveva persino provato a trarlo fuor d’adolescenza e via veloci verso la meta, verso il centro del Centro.
Il Capitano non tiene mai paura… Già. Al Niño piaceva figurarselo così. Insieme avevano traghettato la squadra attraverso i secoli e nel nuovo millennio, la rotta illuminata da una storia, la voce di un uomo. E lui in questa scia si stagliava immenso, navigando a vista. Unico riferimento: le stelle. Già. Le stelle.
Il Grande carro ne conta sette, a noi interessano le ruote posteriori: Dubhe e Marèk. Da queste due stazioni passa una linea che porta fuori città per cui a Marèk saltiamo giù dal calesse e prendiamo la rossa. Mantenendo la direzione d’inizio corsa si va per un bel pezzo e finalmente, dopo tanto deserto, il nostro capolinea.
La Polare sta sempre là, immobile, tra l’Orsa maggiore e Cassiopea, e non si scomoda state certi, ché a lei tutto questo movimento d’astri, tutto questo rotear di galassie mica va tanto a genio. C’è da prendersi un gran mal di testa, ecco tutto. Meglio starsene qua, tranquilli, a godersi la vista, l’incanto boreale, a guardare i naviganti passare. Vuoi mettere?

Appoggiato alla rete metallica del Centro il vecchio Dìaz giocherella col telefonino. Sembra sereno. Si direbbe stia assaporando il dolce miele dell’attesa. Chissà. E’ la sera dei miracoli fai attenzione…
Il tempo passato è un’acqua che le correnti profonde dell’anima sanno increspare. Il tempo non aspetta, il tempo è traditore.
Adesso Dìaz sta pensando che il suo sesto senso è un traditore. Non era mai successo che il suo fiuto facesse cilecca. Mai. E questo finora gli era bastato: lo stringeva negli occhi il suo tempo. Era vivo. Ma adesso…
Chi credeva di prendere in giro? L’amico non c’era, non era ancora arrivato e magari... forse veramente stava invecchiando.
Niente, el Niño non si vede. Si vede invece, eccome, il Capitano. Dìaz aveva finito per chiamarlo così per via di quell’aria un po’ ciondolante, gli ricordava l’oscillare di quegli enormi alberi della foresta che adesso a braccia aperte in equilibrio sui velieri navigavano il mare.
Già. Il Capitano. C’è stato un tempo in cui Dìaz ne pareva ossessionato, come di un'eclissi, perché, diceva, era come se dalle sue spalle la luce non tornasse. Nera schiena del Tempo. Già.

E se el Niño fosse là dietro? Ci hai pensato Gato?

C’est une petite chanson sur le temps qui passe
et le temps qu’on passe a courir la mer
le Capitain est un brav’homme d’içi
il a de bons marins qui viennent d’Italie…


Cronaca e Pagelle della gara Estrella Polar – ?, non soltanto per semplicità detta de i Rossini contro i Diavoli Neri.

Partita intensa, veloce, tecnica e aspra, bella, fino all’ultimo secondo. Non chiude il conto la Polare e allora sotto col trepidante epilogo, va in scena la roulette dei rigori:

fate il vostro gioco…
bene signori…
rien ne va plus!


… di come gli occhi del Gato sembran calamitar la pallina e…

il nero perde
il rossino vince!

Oooooooh yeeeeesss!

Simone detto el Gato: dopo il gol iniziale e con l’andar dei minuti si erge a protagonista assoluto della gara fino all’ipnotica apoteosi dei tiri dal dischetto. In volo, di piede, a terra, para tutto il parabile e quasi tutto l’imparabile capitolando soltanto ad una manciata di secondi dalla fine dei tempi regolamentari non prima però di essersi tolto lo sfizio di lanciare il contropiede che porta el Niño ad un passo dalla terza marcatura. Respinge i due rigori successivi all’errore di Maurizio con una eleganza ed una sicurezza che ci riportano dritti dritti a casa, dentro il sogno di Soriano e dell’Estrella Polar (ad ogni buon conto per noi ogni rigore che venga tirato da queste parti sarà sempre e per sempre, potenza della poesia!, Constante Gauna contro el Gato Dìaz) e di questo (ma anche della maglia e dei calzettoni per giove!) gli saremo per sempre grati. Magnetico: 9

Luca Capitàn Bertonelli: nello schema del nuovo mister i difensori sono soltanto due (del resto, son vent’anni che son sempre e solo quelli!), le fasce vanno e vengono, come le nuvole. Sicuri?. Mimì: 7

Mauricio il Brasiliano: l’altro carneade della difesa, sempre sicuro e duro alla bisogna, nel secondo tempo sfiora il gol del 3-1 con una micidiale incursione delle sue su preciso assist di Yuri. Dal dischetto cerca di mettere in pratica gli insegnamenti del suo vecchio professore Iacopetti, ricomparso giusto qualche secondo prima del calcio di avvio e a sorpresa zio del Niño: ”… forza uguale massa per accelerazione, è semplice Dalle Luche, F = ma…”, ma la cosa non funziona. Che gli abbiano raccontato balle per cinque anni? Cocò: 7

Yuri Moto: centrocampista completo e già maturo per il circuito stellare, migliori nel cambio di ritmo. L’occhio da cerbiatto non inganni: a fine partita non indugia un secondo a richiamare addirittura il Presidentissimo Bertonelli, reo a suo dire di essersi beccato una sciocca ammonizione per inutili proteste. Classe ’87, mai vista una cosa del genere. Complimenti alla società per l’acquisto. Pupillo: 7

Daniele Cagnonicenko: orditor di trame senza strafàr, ché a settembre, nevvero, mi devo sposàr! Madrepora: 7

Marco detto el Niño: forse proprio perché così vicino così lontano, questa volta con lui avevamo deciso di essere generosi. Molto generosi. Eravamo così sul punto di raccontarvi del suo ingresso in campo come di una folata di maestrale che spariglia le carte in tavola, di un sisma, o di rendervi partecipi del modo in cui infonde in ciascuno il coraggio di osare ridestando quello spirto guerrier ch’entro gli rugge. Ci stavamo giusto preparando a lodarlo per l'altruismo e la generosità, per via di una tensione -anche verso la vittoria- così naif, così profondamente sua; o soltanto a premiarlo per la sceneggiata semiseria di fine gara (del resto quattro anni nel napoletano...), i compagni attoniti, al cospetto di un divertito Mariani (Happy Feet, ndr). Lui, il figlio di Mercurio. Il nostro comune amico.
Ma se avessimo scritto tutto questo ci avrebbero sicuramente accusati di non essere obiettivi, di prendere la parte. Non ne valeva la penna. E allora, per una volta, tanto vale esagerare. Ebbene. Il nostro corpo è formato da centinaia di tipi di cellule, la cui diversità determina precise forme e funzioni ai nostri tessuti e organi. Una cosa le accomuna: un’incrollabile fiducia nella vita. Il codice genetico. In gergo tecnico: acido deossiribonucleico. Fin dai tempi della sua scoperta l’acronimo si è infilato nella testa degli umani come un tarlo. Tre lettere, come Dio: DNA. Roba da far tremare le vene e i polsi. Da far impallidire una medusa. Mentre i ricercatori lo stavano cercando però, questo qualcosa che sottende alla pianificazione della vita e che sta al nostro organismo come el Niño all’Estrella Polar, per tutti era semplicemente l’Organizzatore. Appunto. Elicoidale: 8

Paolo Piccio Piccinini: ottimo primo tempo con il suggello del gol, secondo troppo ai margini della gara. Servono più continuità e fevòcia. In ogni caso: Elegantissimus: 7

Marco Baldo Show: come l’avevamo lasciato così lo ritroviamo: grande forma e grandissima voglia di essere protagonista. Primo tempo con i fiocchi coronato con un gol dei suoi, dribbling e tiro a incrociare, bellissimo. Nella seconda parte del match, per effetto di una squadra un po’ sfilacciata, si ritrova spesso a giostrare in posizione più centrale e qui cominciano le dolenti note. Dopo alcune ottime giocate, sul finire della gara infila un paio di errori da codice penale che solo per miracolo non ci costano il gol del 2-3. Ora: io lo so che nel modulo messo a punto dal nuovo tecnico lui non gioca centrale ma sulla fascia (sai che goduria vederlo là, defilato, spesso spalle alla porta, a volte perfino arretrato sulla linea dei difensori!) però per noi la sostanza non cambia e lo ripeteremo all’infinito: abbiamo un attaccante che tutti ci invidiano e lo facciamo giocare fuori ruolo, abbiamo tra le mani una pietra rara e la nascondiamo sotto la sabbia. Meditate gente, meditate… Toreadòr: 7,5

Piotr Grassickij: se pensava che la presenza del figlio Riccardo fosse sufficiente a convincerci che son già passati 16 anni, forse non ha ancora capito con chi ha a che fare: ma mi faccia il piacere! Indomito: 7

Riccardo Grassickij: il rapporto che un paio di giorni fa ci siamo ritrovati sulla scrivania non lascia adito a dubbi di sorta: ”Il Gato ha cantato. Me lo sono lavorato ben bene finché non ho ravvisato in lui i segni del cedimento, poi l’ho colpito. A tradimento. Gli ho raccontato di quando 23 anni fa mio zio scagliò mio padre di peso contro la celere schierata a falange. Non ha retto, si è commosso come un pivello e ha vuotato il sacco. Ebbene Niño, la parola magica è: tungsteno. Proprio così. Il Gato ha dei polpastrelli alveolari provvisti di sferette magnetiche (sette per zampa, di cui quattro con inverter della polarità per le respinte, ndr) che il tungsteno rende invisibili alla luce artificiale dei grandi neon del Feet&Foot Center e con le quali il nostro calamita a proprio piacimento la palla da giuoco semplicemente agendo sulla parte metallica del no-ghostgoal sensor (sensore anti-gol fantasma, ndr) di cui questa è dotata”. Ve l’avevo detto, è veramente figlio del padre (e direi pure pronto per il provino con l’Estrella Polar mannaggia a te Pietro, cosa aspetti a portarlo?!). Ma allora, direte voi, come si spiega il fenomeno della sua età, l’incongruenza dei suoi 16 anni? Bella domanda*

* … ci sto ancora studiando ma una mezza idea me la son fatta: mai sentito parlare di anni non convenzionali? Gli anni che lui ha vissuto sembrano non essere temporalmente equivalenti ai nostri semplicemente perché non lo sono. Da qui a precipizio seguirebbero è vero un sacco di cose strane, per esempio che lui possa aver infilato (suo malgrado, ve lo concedo!) un velocissimo tunnel spazio-temporale, o magari che noi si viaggi -mondo bradipo!– sul dorso di invisibili tartarughe, o soltanto, chissà… Vattelappesca

Pietro Del Sarto: quando me lo son visto arrivare, con quell’aria un po’ stralunata che gli avevo conosciuto or son dieci anni e la casacca tra le mani, il padre di Simone detto el Gato intendo, pronto a restituire dignità calcistica ad un Niño un po’ rabberciato nelle forme, ve lo giuro, avrei voluto abbracciarlo. Son cose che non si dimenticano

Patrizia Tagliaro (Nino’s wife): come tutti coloro che non sono veramente addentro alla questione si lascia prendere dal tourbillon di emozioni finendo col credere che quello a cui sta assistendo sia vero. Ciula, balòss, ganassa e balabiòt sono soltanto alcuni degli stranissimi epiteti sicuramente di bassa lega che riversa sull’antipaticissimo direttore di gara di cui sul finire del match, all’alba del cartellino giallo levato sulla tagliente pro-testa del marito, decreta volentieri la morte professionale: venduto! It’s allright baby, è il calcio, il calcio soltanto. E pensare che eri piccola, piccola, piccolaaa… coosì!

Dal vostro inviato in Maremma, un saluto e a presto@ Forza forza Estrella Polar@

2 commenti:

Simone - El G@to - ha detto...

c'ho i lacrimoni agli occhi... tra poco si gioca e m'è venuta voglia di miracoli :-)
grazie nino!!

Luca ha detto...

Una perla di rara bellezza!
Ah!
Se tu fossi da queste parti.......!